L'ITALIA CHIAMÒ... PER 39 VOLTE

a cura di Valentina

 

Davanti all’esultanza finale, quella del “sì, ce l’abbiamo fatta, siamo noi i campioni d’Italia”, mi chiedo sempre quale sia il primo pensiero che passa nella testa dei ragazzi. Non quello della ragione, ma quello dell’istinto.

Credo sia quell’istante infinitesimale, dove nella mente si crea un silenzio interiore totale, che gratifica mesi di sacrifici, anni di studio-macchina-palestra-macchina-buonanotte.
Coach Cappelletto lo sa bene come allenare l’istinto, come poter gestire tecnica ed emozioni per far vivere ai propri ragazzi quegli istanti di gloria.
Lui sul gradino più alto del podio c’è stato ben 5 volte, non a caso.

Siamo sempre lì, ancorati all’eccellenza perché probabilmente fa parte del nostro DNA. Le persone ci considerano “scontati”, ma scontato non è nulla.
Quest’anno il nostro valore era alto, quello di Parella encomiabile, ma stare nei primi posti con una pallavolo sempre più “locale” è durissima.
Esultiamo assieme all’Under 19 arrivata quarta in Italia (l’unico club tra i primi sei senza Serie A), con l’Under 15 che ha trovato un anno complicato nel suo percorso, con l’Under 14 campione regionale e con l’Under 13 che giocherà nelle prossime settimane la propria mini finale nazionale, organizzata assieme ad altri club.
Lo facciamo tutti assieme perché la forza di questo club è e sarà sempre nel team dei tecnici e della parte atletica. Granitici e con un equilibrio difficile da replicare, direi unico.

Simone Porro prende il titolo di miglior palleggiatore, a proposito di istinto e DNA.
Benacchio prende il titolo di miglior centrale, un torneo eccellente senza se e senza ma.
Francesco Crosato MVP del torneo. Il lavoro “sporco” che paga.
Triplete, spettacolo puro.

Davanti a noi, posata la coppa dello Scudetto (il 39esimo titolo nazionale), c’è un futuro incerto, ingiustamente incerto… o forse, dando il valore giusto alle parole, meglio dire ingiustificatamente incerto.
Una Riforma del Vincolo che mira a garantire la sacrosanta libertà degli atleti prevista da norma europea, ma lo fa nel peggiore dei modi.
Con tempi sbagliati, con poca chiarezza e senza permettere alle società un minimo di pianificazione. Non è importante chi sia il colpevole, sono importanti i fatti. Con quelli si affrontano i giovani, le stagioni sportive e le vittorie. Non con le parole.
L’Italia tace, club importanti di SuperLega si lamentano dietro le quinte tentando di trovare escamotage che vanno in direzione opposta della libertà da garantire, senza manifestare il proprio malessere in pubblico. Meglio approfittarne?
Qualcun’altra molla. Sarebbe la strada, oggi, più facile.

Questo scudetto ci conferma prepotentemente che, in Italia, la nostra la possiamo dire. Senza arroganza penso che Treviso debba sempre imparare, ma possa anche insegnare molto. Nessuno ha considerato quel che avevamo da dire, nonostante gli atleti che da qui hanno contribuito alla maglia azzurra e ai club di SuperLega siano largamente superiori a quelli di qualsiasi altra società (solo in questa stagione, in serie A sono più di 40 gli atleti passati di qua).

Quindi da domani ripartiremo, come nel 2012 dopo l’epopea Sisley Volley.
Lavoreremo per poter dire che anche nel futuro saremo i soliti, scontati, orogranata.

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